Il prossimo 18 dicembre l’opera di Francesco Leineri La bestia dentro andrà in scena a Spazio Rossellini, in via della Vasca Navale a Roma. L’atto unico, composto su libretto di Martina Tiberti e presto disponibile nel catalogo di Ermes404, verrà eseguito dall’ensemble Musica Necessaria diretto dal compositore stesso.

Per l’occasione Francesco Leineri ha spiegato la genesi e il senso dell’opera in un’intervista su Quinte Parallele a cura di Filippo Simonelli, di cui vi riportiamo alcuni passaggi di seguito.

L’opera lirica da camera è un genere che ha progressivamente preso piede a partire dalla seconda metà del Novecento: c’è qualche modello in particolare a cui hai guardato?

La scelta del modello cameristico è stata di tipo produttivo e non una velleità intellettuale. È un po’ come se avessi dovuto cucire a poco a poco sulla base delle circostanze, come è obbligatorio fare nel contemporaneo reale, e in un primo momento ovviamente non è stato facilissimo, soprattutto perché non ho avuto lasciapassare di alcun tipo. Ho scelto prima le persone che avessero bisogno di vivere questa necessità e poi la musica, invertendo la consuetudine mentale comune a molti di noi, trasformando la musica in soluzione al problema e non come problema in sé al quale bisogna porre soluzioni.

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La vicenda di Teresa, la protagonista dell’opera ha un che di archetipico e universale: gli altri personaggi sono senza nome, non a caso, quasi a rappresentare dei personaggi tipo. C’è però un particolare che la connota in maniera inconfondibile: nella sua città non sorge più il sole. Come spiegheresti queste scelte simboliche?

Credo che la forza dell’opera di tradizione sia stata senza dubbio la capacità di parlare in modo semplice di questioni umane complesse e nel mio primo lavoro volevo rapportarmi a questo bagaglio socio-culturale. Certi simboli, situazioni, cliché del mondo operistico hanno dato da sempre la possibilità all’ascoltatore di spaziare dentro il suo, di emozionarsi, annoiarsi e inorridirsi: questa è una qualità storicamente determinante e costitutiva del linguaggio d’opera, che mi ha affascinato per molto tempo. Non è un caso che Sandro Cappelletto su Radio3 abbia parlato di Teresa in una puntata dedicata al mondo del Don Giovanni di Mozart e l’ho preso come un piccolo goal.

L’intervista integrale è disponibile qui.